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Problemi sessuali

La sessualità rinnegata

La sessualità risponde al bisogno di appagamento, di piacere, al bisogno di amare ed essere amati, al bisogno di sentirsi accettati per come si è. Non è solo mettere a nudo il proprio corpo ma scoprire e far scoprire la propria istintualità, i pensieri e i desideri più nascosti. Più precisamente intesa non solo come atto penetrativo ma come insieme di pensieri (es. fantasie erotiche), e agiti verso una persona con la quale si è instaurata una relazione intensa e intima. Il corpo come rappresentazione di sé, parte integrante della propria identità. Finché vi è la salute tutto sembra scontato, ovvio, è naturale spogliarsi e mostrarsi ad un’altra persona ma, quando il proprio corpo si ammala il proprio mondo interiore cambia, sembra crollare.  La sessualità viene vissuta come un’attività e come tale viene accantonata, viene intesa come non necessaria. E se poi il problema riguarda l’apparato urinario o genitale?  Se ancor peggio viene confezionata una stomia o una neovescica in seguito ad una diagnosi di tumore? Inizialmente dopo l’intervento chirurgico tutte le proprie energie fisiche e mentali vengono concentrate nel riuscire a sopravvivere, a sconfiggere la malattia. Che si sia in coppia o single avviene un blocco psicologico. E dopo il pensiero “Perché proprio a me?” Inizia a farsi avanti dentro di sé la paura di non farcela, di dover morire. Le reazioni da un punto di vista sessuale diventano ambivalenti. Si passa dal desidero di fare l’amore il più possibile prima dell’intervento, per poter tenere con sé un ricordo forte di momenti di vita piacevoli, come se non ci fosse un domani, a non pensarci più, avendo un calo della libido.

L’intervento chirurgico, se da una parte diventa l’ancora di salvezza, dall’altra, genera uno shock psicologico che può durare giorni e anche anni e talvolta per sempre se manca il coraggio di parlarne. Non ci si riconosce, il corpo non è il proprio corpo, vi è un rifiuto che si manifesta con una chiusura verso il mondo esterno (“Dottoressa, non sono più io”).  Non è solo una questione di ferite che devono rimarginare, dell’aspettare che si formino delle cicatrici che non facciano più male o che la stomia possa essere tolta, ma di sentirsi sicuri, a proprio agio “in un corpo diverso, ritenuto estraneo”. Il pensiero intrusivo di non essere più come prima porta ad un progressivo isolamento personale e sociale. Si evita qualsiasi contatto con l’altro, anche con il partner, anzi quest’ultimo invece di essere sentito come un “porto sicuro”, diventa un mare in burrasca, pericoloso, diventa un nemico da cui allontanarsi. Ci si convince di non essere più desiderabili, di non essere più attraenti, di non essere più in grado di avere e dare una prestazione ottimale e quindi è meglio lasciare stare. Se a questo si aggiungono conseguenze obiettive date dall’intervento, quali la disfunzione erettile e l’impossibilità di eiaculare nell’uomo, la secchezza vaginale, la dispareunia o il vaginismo nella donna e, per entrambi l’incontinenza sia essa urinaria, fecale o ai gas, ecco che un rapporto di vicinanza fisica diventa insostenibile. Ci si convince che non è più possibile fare nulla perché non si è in grado di soddisfare l’altro. In realtà si prova imbarazzo e vergogna per non avere il pieno controllo sul proprio corpo e nei confronti del partner può crescere un senso di colpa per un ruolo che non si sente di avere. Dentro di sé razionalmente si spera che l’altro ci desideri ancora, ma solo il pensiero di essere l’amata/o, di essere al centro del piacere di un’altra persona può creare disgusto.  E’ venuta meno la dimensione del noi, è rimasta quella di un io e di un tu, viene meno l’attrazione fisica.  E se il partner prova ad avvicinarsi viene respinto, accusato di non capire la situazione: si passa dunque dall’avere un rapporto sessuale completo all’allontanarsi fisicamente e relazionalmente. Alcune coppie iniziano a dormire anche in camere separate ove è possibile. Ciò che succede poi è che si continua a rimuginare su ciò che si aveva prima e ora non si ha più con l’effetto di far aumentare dentro di sé preoccupazione e rabbia. Si innesca così inconsapevolmente una forma di impotenza appresa tale per cui si rinuncia a qualsiasi espressione di sessualità condivisa. E anche la masturbazione non viene più praticata in quanto sentita come una frustrazione personale, un’attività inutile, un’illusione rispetto ad una parte di sé che non risponde alle proprie aspettative.

Come uscirne dunque?

Comunicare il proprio sentire e il proprio desiderare. Esprimere i propri disagi è il primo passo per affrontarli e superarli.  Rivolgersi ad un professionista della salute, un esperto di problematiche legate alla sessualità sia individualmente che in coppia per ritrovare una serenità interiore e vivere appieno anche la dimensione sessuale. Alle persone che si rivolgono a me consiglio di iniziare con l’avvicinarsi al partner, mostrare bisogno di presenza. Potrebbe essere utile raccontarsi alcune fantasie erotiche, sdrammatizzare su situazioni che potrebbero creare imbarazzo. Ricreare quell’intima vicinanza che porta ad una nuova e soddisfacente complicità. Potrebbe anche essere rilassante creare delle ritualità come fare la doccia assieme e svuotare entrambi la vescica prima del rapporto sessuale per chi ha una vescica iperattiva o ha incontinenza.

A chi è portatore di stomia suggerisco di farsi aiutare dal partner nella gestione, farlo assieme. Se il partner sarà presente potrà sentirsi rassicurato rispetto alla vostra salute e darà a voi una maggiore sicurezza. Ciò che si conosce diventa parte della vita ed entra in un automatismo verso il quale non si prova una sensazione di fastidio durante i momenti più intimi.

Riprendere o iniziare a dormire vicini, abbracciati, sentire il respiro dell’altro, sentirne il profumo, lasciandosi trasportare. Prendersi per mano, massaggiarsi vicendevolmente e delicatamente crea fiducia reciproca. Probabilmente alcune modalità di viversi il momento dovranno essere cambiate ma andranno viste come novità, rinnovamento piuttosto che un dover ripiegare in qualcosa che non è conosciuto, usuale. Accettare la nuova situazione non è sinonimo di rassegnazione ma di adattamento.

Ai partner consiglio di avere pazienza, non forzare ma nello stesso tempo esprimere ciò che sentono. Stare in disparte in attesa che il compagno/a si senta pronto a prendere l’iniziativa rischia di far emergere un vissuto di vuoto che genera angoscia e può far strutturare in entrambi un disturbo ansioso depressivo. Tale problematica spesso prende forma con sintomi quali difficoltà a dormire o a mantenere il sonno, un’alimentazione iper/ipocalorica, ritiro sociale, impossibilità ad andare al lavoro per troppa stanchezza. Insieme ad irritabilità, sensazione di vertigine, bisogno di piangere senza comprenderne il motivo. Il prolungarsi di queste manifestazioni può creare un circolo vizioso dal quale da soli diventa difficile uscirne. E con questa situazione la sessualità non viene vista come possibilità per superare la difficoltà ma come una ulteriore problematica.  

E per chi invece non si trova all’interno di una relazione consolidata ma desidererebbe iniziarla il mio consiglio è di raccontare di sé senza timore, quando sente che vi è un’intesa di coppia. Ciò che oggi, da soli viene visto come un limite domani potrebbe essere un’opportunità di crescita personale e di coppia.

Corpo e mente non solo si influenzano reciprocamente ma sono la rappresentazione di un insieme che va oltre la distinzione.  Pensieri, azioni e sentimenti sono parte della vita di ciascuno e la sessualità ben evidenzia questi tre aspetti. Quindi parlarne può fare la differenza tra stare bene e male e diventa indispensabile per ritrovare il senso di autodeterminazione e autorealizzazione.

Dott.ssa Caterina Bertelli - Psicologa-Psicoterapeuta

caterina.bertelli@yahoo.com

Problemi sessuali maschili

Molto spesso la diagnosi di tumore prostatico o di tumore vescicale comporta il sottoporsi a importanti procedure chirurgiche, farmacologiche o radioterapiche che possono comportare l’alterazione di alcune funzioni dell’organismo: la continenza urinaria e la funzione sessuale.

Quella che molti chiamano “impotenza” ma che più correttamente deve essere chiamata chiamata “disfunzione erettile”, spaventa gli uomini.

Le domande che sorgono sono:

Avviene sempre?

C’è rimedio?

Va detto subito, che molti sono i fattori che incidono, e in particolare dipende da: età, capacità già prima dell’intervento di raggiungere e mantenere l’erezione, tecnica chirurgica utilizzata. estensione del tumore ecc

Oggi per fortuna abbiamo diverse armi per affrontare il problema e risolverlo nella quasi totalità dei casi.

Va comunque detto che la sessualità maschile viene, giustamente, vissuta e valutata in modo individuale, ognuno ha la sua.

 Il comportamento sessuale può variare molto a seconda dell’individuo e assumere un numero infinito di sfaccettature e forme. Infatti, non viene controllato solo da processi biologici estremamente complessi, bensì è anche condizionato da aspetti culturali e familiari, dalle esperienze di vita e dalle proprie convinzioni. Ciascuno di noi stabilisce quali sono le cose importanti per la propria qualità di vita.

Spesso succede che dopo grossi interventi chirurgici (o chemioterapia o radioterapia) alla prostata o alla vescica, ci si ritrova con una diminuita capacità di raggiungere o di mantenere un’erezione sufficientemente rigida e duratura per portare a termine un rapporto sessuale soddisfacente.

Negli ultimi dieci anni circa sono venute disponibili alcune compresse che possono aiutare a raggiungere e a mantenere una buona erezione.

Purtroppo non sempre sono efficaci, in particolar modo quando il problema è originato da un danno che hanno subito i nervi deputati all’erezione. Inoltre molte persone non possono assumere queste compresse per via delle controindicazioni o degli effetti collaterali che si possono verificare.

Cosa fare in questi casi?

 Si lascia perdere tutto?

Si rinuncia?

No.

Si può ricorrere all’uso di iniezioni intracavernose.

Quando si suggerisce questa terapia al paziente spesso si hanno reazioni di rifiuto di questa tecnica. Questo avviene perche si pensa a un qualcosa d’invasivo, alla presenza di un ago, al dolore dell’iniezione, e poi …farla lì!

In realtà l’uso delle iniezioni intracavernose una volta acquisita tecnica e manualità (che deve avvenire sotto controllo specialistico, evitando assolutamente il “fai da te”) è molto semplice, efficace, quasi priva di effetti collaterali, indolore (una puntura di zanzara è molto più fastidiosa), l’uso è “al bisogno”, e va fatta nell’immediato del rapporto sessuale.

Stabilito il giusto dosaggio, permette di ottenere una buona rigidità e questa sarà mantenuta per  un tempo sufficiente lungo tale da poter avere un rapporto sessuale soddisfacente per la coppia. L’erezione che si otterrà, non sarà tutta “chimica” ma si farà in modo che una parte del risultato sia dato dall’aiuto farmacologico, ma questo sarà completato dal desiderio e dalla stimolazione, rendendo così l’incontro molto più appagante per la coppia.

Insomma una…. “iniezione di fiducia”

Inoltre , oltre a far riprendere una attività sessuale soddisfacente, facilita anche una possibile ripresa delle proprie erezioni. Questo perche migliora l’ossigenazione e la elasticità dei corpi cavernosi (che è la struttura anatomica che ci permette di raggiungere e mantenere l’erezione) Molti sono i casi che dopo un periodo di uso delle iniezioni intracavernose queste  si possano sostituire con compresse per la disfunzione erettile.

Alcuni uomini hanno difficoltà a parlare in modo aperto della propria sessualità.

Tuttavia, se i problemi non vengono riconosciuti e individuati, sarà difficile trovare delle soluzioni insieme al medico e al/alla partner. Per questo motivo si  raccomanda di affrontare l’argomento della sessualità con il suo medico specialista già prima dell’inizio della terapia.

RISERVATO AI SOCI DI PALINURO:

Per un incontro preliminare gratuito con Luigi Barbieri che si occupa della gestione delle iniezioni intracavernose per le disfunzioni erettili, potete chiamarlo al n°339 2795693.

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