Il fumo è la prima causa evitabile d’insorgenza del tumore alla vescica, il cui primo segnale è la presenza di sangue nelle urine
I numeri dei danni del Fumo sulla salute
Il fumo di tabacco è uno dei più gravi problemi di salute pubblica al mondo. Ogni anno uccide un numero superiore di persone rispetto alla somma dei decessi dovuti alcol, AIDS, droghe, incidenti stradali, omicidi e suicidi e, secondo i dati diffusi dall'Organizzazione Mondiale della Sanità, è responsabile della morte di 8 milioni di persone ogni anno, che si traducono in 1 decesso ogni 5 secondi.
In Italia si stima che le morti attribuibili al fumo siano 93.000 ogni anno e più di un quarto delle vittime del fumo ha un’età compresa tra i 35 e i 65 anni.
L’Istituto Superiore della Sanità, nel 2023, ha stimato il numero dei fumatori in Italia in 10,5 milioni, più del 20 per cento della popolazione oltre i 15 anni di età. L’aumento si riscontra soprattutto nelle donne con più di 65 anni, cresciute in un periodo in cui il fumo era più diffuso tra le giovani.
(Fonte Airc)
Perchè il fumo fa male
Il fumo non può e non deve essere considerato un vizio in quanto è una vera e propria patologia cronica recidivante dovuta all’insorgenza di una forte dipendenza fisica e psicologica.
Le principali sostanze contenute nel fumo di tabacco sono la nicotina, additivi chimici, come l’ammoniaca, il monossido di carbonio, il condensato (o catrame: - polveri fini e ultrafini con 67agenti cancerogeni stimati dallo IARC. International Agency for Research on Cancer).
L'abitudine al fumo può comportare la comparsa di malattie a livello dell’apparto respiratorio come la bronchite cronica ostruttiva (BPCO), che con il tempo possono evolvere in patologie più gravi quali enfisema, malattie cardiovascolari, come infarto o ictus e, naturalmente, diverse tipologie di tumori. Erroneamente si associa al consumo di tabacco solo l’insorgenza di tumori del polmone ma tra quella causati dal fumo di sigaretta troviamo i tumori del distretto testa-collo, del rene e, come abbiamo anticipato, della vescica.
I danni inoltre sarebbero correlati maggiormente al numero di anni in cui si è consumato tabacco rispetto al numero di sigarette fumate al giorno. Ovviamente anche il numero di sigarette contribuisce all’insorgenza di tumori andando ad aumentare il carico mutazionale del fumatore.

Fumo e tumore della vescica
Abbiamo visto che il fumo di sigaretta contiene molte sostanze cancerogene. Queste sostanze, dopo essere state inalate, passano nel sangue, vengono metabolizzate per poi raggiungere i reni dove il sangue viene filtrato ed eliminati quindi con l’urina.
Entrando a contatto con l’epitelio della vescica, aumentano – secondo l’American Cancer Society, le probabilità che i fumatori si ammalino rispetto ai non fumatori.
Oltre alle principali sostanze contenute e precedentemente elencate, il fumo di tabacco contiene le ammine aromatiche e gli idrocarburi policiclici aromatici, entrambe sostanze cancerogene per l’epitelio vescicale, che vengono escrete dai reni e si trovano nelle urine. La vescica è un serbatoio in cui le urine si depositano prima di essere espulse con la minzione e di conseguenza, queste sostanze nocive hanno il tempo di danneggiare e modificare la mucosa vescicale (Fonte Humanitas Medica Care).
Il fumo di sigarette può aumentare fino a cinque volte il rischio di ammalarsi di tumore della vescica (Fondazione Veronesi).
Quindi, il fumo di sigaretta è sicuramente il fattore di rischio più riconosciuto per il carcinoma vescicale
causa il 50-65% dei casi negli uomini e il 20-30% nelle donne
la sua incidenza è direttamente correlata al numero di sigarette ma soprattutto agli anni di fumo
il suo rischio può essere ridotto del 40% dopo 1-4 anni dalla sospensione del fumo e raggiungere il 60% dopo 25 anni
anche il fumo passivo può concorrere all’aumento del rischio di sviluppare il tumore alla vescica
(The Role of Tobacco Smoke in Bladder and Kidney Carcinogenesis: A Comparison of Exposures and
Meta-analysis of Incidence and Mortality Risks. Cumberbatch M, et al. Eur Urol. 2016)
Esiste poi una nicchia di pazienti che convive con un rischio più alto di ammalarsi, ossia i pazienti con la sindrome di Lynch, una condizione ereditaria che aumenta le probabilità di ammalarsi di tumore del colon-retto. Queste persone devono porre maggiore attenzione all'ematuria per ridurre al minimo i tempi per una corretta diagnosi (Fondazione Veronesi).

Tumore della vescica nelle donne, il ruolo del fumo
L'impatto del fumo sulle donne è duplice: aumenta i casi di malattia e spiana la strada a forme di tumore più aggressive. Ma il fumo, in ambito urologico, non è responsabile soltanto dell’insorgenza del tumore della vescica. A rischio sono anche le vie urinarie superiori composte dagli ureteri, dal bacinetto renale e dai calici. È il transito dei metaboliti cancerogeni a far «virare» le cellule in chiave neoplastica
I risultati dell’analisi, pubblicati sulla rivista Cancer Prevention Research, hanno mostrato che le donne che avevano continuato a fumare avevano un rischio triplo di ammalarsi rispetto alle donne che non avevano mai fumato, mentre nel caso delle ex fumatrici il rischio era doppio, sempre rispetto alle non fumatrici. Per le ex fumatrici il rischio diminuiva del 25 per cento nei primi 10 anni dall’ultima sigaretta, del 35 per cento nei primi 20 anni e del 40 per cento nei primi 30. Il rischio di sviluppare un tumore per chi aveva fumato rimaneva comunque significativo anche a più di 30 anni dall’addio al fumo (AIRC).
Fumare durante e dopo il cancro
Dal 25 all’80% dei pazienti oncologici continua a fumare dopo la diagnosi oncologica. Questo divario dipende dalla sede del tumore ed è più accentuata tra i pazienti con tumore vescicale che non hanno problemi respiratori.
Sebbene la motivazione e l'interesse per la cessazione del fumo aumentino dopo la diagnosi di cancro, una quota sensibile di malati, continua a fumare. In questi casi sarebbe necessario intervenire con uno dei trattamenti disponibili per la cessazione del fumo che è fondamentale anche dopo la diagnosi di cancro per massimizzare i risultati dei trattamenti farmacologici ed evitare inefficienze nell’utilizzo delle risorse disponibili (Gritz ER et al. Successes and failures of the teachable moment. Cancer January 1, 2006. Volume 106 / Number 1).
Infatti il successo delle terapie oncologiche può essere significativamente compromesso dal continuo uso di tabacco. Ad esempio, possono sorgere complicanze post-operatorie in quanto le ferite chirurgiche dei fumatori hanno maggiore difficoltà a guarire, o infezioni. Nei trattamenti di radioterapia poi, fumare impedisce una buona ossigenazione tissutale per la presenza di carbossiemoglobina nel sangue e, conseguentemente, una minore efficacia del trattamento.
Evidenze scientifiche indicano che continuare a fumare dopo una diagnosi di cancro ha sostanziali effetti negativi anche sull'efficacia di alcuni trattamenti chemioterapici, sulla sopravvivenza globale, sul rischio di seconda neoplasia primaria e sulla qualità della vita dei pazienti.
Questi effetti negativi si riscontrano sia nei pazienti con tumori correlati al fumo sia in quelli con tumori non correlati al fumo.
Continuare a fumare dopo la diagnosi influisce negativamente sulla sopravvivenza globale nei pazienti malati di tumore.

Essere guarito dal tumore non significa SENTIRSI VACCINATO. Continuare a fumare può contribuire al rischio di ricadute.
La soluzione è smettere!
Tutte le altre alternative, come prodotti a tabacco riscaldato o sigarette elettroniche contenenti nicotina, oltre a non essere innocue, non sono risolutive e mantengono comunque viva la dipendenza da nicotina e la ritualità, con una forte possibilità di ricaduta.
Le sigarette elettroniche e a tabacco riscaldato aiutano a smettere di fumare?
Sulla base delle evidenze scientifiche raccolte finora non è consigliato ricorrere all’utilizzo di sigarette elettroniche o a prodotti a tabacco riscaldato per smettere di fumare. Secondo le linee guida dell’Istituto superiore di sanità (ISS) questi prodotti “non possono essere in alcun modo considerati uno strumento adatto a iniziare una terapia per la cessazione all’abitudine al fumo”. Lo ha dimostrato di recente anche uno studio prospettico guidato da Silvano Gallus, epidemiologo dell’Istituto di ricerche farmacologiche Mario Negri di Milano sostenuto da Fondazione AIRC. Seguendo nel tempo più di 3.000 persone in Italia tra i 18 e 74 anni, è emerso che le sigarette elettroniche e a tabacco riscaldato non solo non aiutano a smettere di fumare sigarette tradizionali, ma inducono a cominciare a farlo sia chi non fuma sia gli ex-fumatori. I risultati di questo studio confermano dati meno recenti, come la revisione sistematica della letteratura scientifica sul tema, pubblicata nel 2016 sulla rivista Lancet Respiratory Medicine, che ha rilevato come i fumatori che consumano la sigaretta elettronica abbiano minori probabilità di superare la dipendenza da nicotina (Fonte AIRC)
Quindi la soluzione è interrompere il consumo di qualsiasi prodotto del tabacco, in quanto porta significativi benefici sulla salute, a breve, medio e lungo termine. Affrontare un percorso di cambiamento non è una cosa semplice, soprattutto quando coinvolge abitudini consolidate nel tempo. Smettere di fumare rappresenta un cambiamento importante nella vita dei tabagisti e a volte possono essere necessari più tentativi prima di riuscirci. Buona motivazione, un supporto multimodale farmacologico-comportamentale e fiducia in sé stessi possono essere degli ottimi alleati in questo viaggio.
Contattando il Telefono Verde contro il Fumo 800 554088 dell’Istituto Superiore di Sanità esperti in materia offrono un percorso di counselling telefonico anonimo e gratuito.
Compendio Informazioni raccolte da fonti attendibili e tutte citate.
Con la supervisione di: Dr.ssa Veronese Chiara
Farmacologo Clinico e Ricercatrice SSD Pneumologia
Responsabile Dott. Roberto Boffi
Fondazione IRCCS Istituto Nazionale dei Tumori - Milano